Sir James Douglas, il “Black Douglas”: una leggenda di lealtà e coraggio

Il 19 febbraio 1313, sotto un cielo cupo e pieno di tensione, Sir James Douglas, noto come “The Black Douglas”, guidò una delle azioni più audaci e memorabili della prima guerra d’indipendenza scozzese. Al comando di sessanta uomini, si avvicinò furtivamente al castello di Roxburgh, una delle roccaforti più importanti sotto il controllo inglese al confine tra Scozia e Inghilterra.

Un’astuzia geniale per la vittoria

Era la notte di Shrovetide, una festività cattolica solitamente celebrata con danze e festeggiamenti, e la guarnigione inglese era distratta dai banchetti. Douglas, sfruttando l’oscurità e l’ebbrezza dei soldati nemici, travestì i suoi uomini con mantelli neri e li fece camminare a quattro zampe attorno al castello, simulando il movimento del bestiame nei campi. Questo stratagemma gli permise di avvicinarsi senza destare sospetti. Al momento opportuno, le scale di corda furono fissate agli spalti, e un assalto fulmineo portò alla cattura del castello.

Un soldato inglese notò l’attacco e cercò di avvertire i compagni, ma fu ucciso all’istante da Sim di Leadhouse, un fedele alleato di Douglas, che fece cadere il corpo dentro le mura. La resistenza inglese fu rapidamente schiacciata. Anche il governatore del castello, ferito gravemente, dovette accettare la resa in cambio di un salvacondotto per lui e i suoi uomini.

Un luogo di dolore e rivalsa

Roxburgh non era solo una roccaforte strategica, ma anche un simbolo di oppressione per la Scozia. Qui, Mary Bruce, sorella di Robert Bruce, era stata rinchiusa in una gabbia di ferro appesa all’esterno delle mura dal 1306 al 1310, esposta agli elementi come punizione per il suo legame con il fratello. La sua prigionia rappresentava l’umiliazione e il dolore subiti dagli scozzesi durante la lotta per l’indipendenza.

L’eredità di Sir James Douglas

Conosciuto per la sua astuzia, il coraggio implacabile e la spietatezza in battaglia, Sir James Douglas divenne una figura leggendaria. Durante la Domenica delle Palme del 1307, in un attacco al suo castello di famiglia occupato dagli inglesi, Douglas e i suoi uomini sfruttarono la messa per cogliere di sorpresa la guarnigione. Dopo averli catturati, li giustiziò brutalmente, creando una macabra scena che avrebbe terrorizzato chiunque pensasse di occupare di nuovo la sua terra. Anche il castello fu distrutto, i pozzi avvelenati e le scorte di vino date alle fiamme.

Il cuore di un re

La relazione tra Douglas e Robert Bruce fu di assoluta fedeltà. Alla morte del re nel 1329, Bruce chiese a Douglas di portare il suo cuore in Terra Santa come segno di penitenza. Durante il viaggio, Douglas accettò di combattere al fianco di Alfonso XI di Castiglia contro i Mori a Teba. Si narra che in un momento disperato della battaglia, Douglas gettò lo scrigno contenente il cuore di Bruce davanti a sé, gridando: “Ora vai avanti come eri solito, e Douglas ti seguirà o morirà.” Morì sul campo, ma il cuore di Bruce fu recuperato e riportato in Scozia, dove fu sepolto nell’abbazia di Melrose.

Un nome che incuteva timore

Per gli inglesi, Douglas era un mostro. Lo chiamavano “Black Douglas”, un uomo feroce con capelli scuri e una reputazione diabolica. Si racconta che le madri cantassero ai bambini:

“Hush ye, hush ye, little pet ye,

Hush ye, hush ye, do not fret ye,

The Black Douglas shall not get ye.”

Conclusione

James Douglas è rimasto un simbolo di resistenza e lealtà per la Scozia. Le sue azioni, narrate in leggende e canzoni, hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia scozzese. Il suo nome, unito a quello di Robert Bruce, rappresenta il sacrificio e la lotta per la libertà contro l’oppressione.