
Solstizio d’Estate in Massoneria: Celebrare con Ospiti Profani – Riflessioni della Loggia Kilwinning
Introduzione: Una Riflessione Massonica sul Solstizio d’Estate
La celebrazione del Solstizio d’Estate in Massoneria rappresenta uno dei momenti più significativi dell’anno massonico. La Loggia Kilwinning – Alberto Motta ha affrontato una questione delicata e profonda: è appropriato celebrare questo momento sacro alla presenza di ospiti profani?
Come Venerabile Maestro, ho invitato i Fratelli a una riflessione autentica su questo tema, esplorando entrambe le polarità della questione. Il risultato è stata una discussione matura che illumina i principi fondamentali della tradizione massonica e del suo rapporto con il mondo profano.
La Natura Simbolica del Solstizio in Massoneria
Il Solstizio d’Estate rappresenta il momento di massima espansione della Luce nell’anno massonico. Questo evento cosmico assume un significato profondo nella simbologia massonica, incarnando il principio della conoscenza che raggiunge la sua pienezza.
La celebrazione del solstizio non è semplicemente un evento rituale, ma un momento di trasmissione iniziatica che connette la Loggia ai cicli naturali e ai simboli universali della tradizione esoterica.
Perché Aprire le Celebrazioni ai Profani: Le Ragioni dell’Inclusione
La Luce Come Dono Universale
Il simbolismo della Luce in Massoneria non è un tesoro da nascondere, ma un principio da irradiare. Come hanno sottolineato diversi Fratelli della Kilwinning, celebrare il Solstizio con ospiti profani significa prima di tutto coerenza simbolica: se la Luce raggiunge la sua pienezza proprio nel Solstizio d’Estate, trattenerla contraddirrebbe il suo stesso significato.
I Fratelli hanno evidenziato come questa apertura significhi:
- Testimoniare senza svelare: la presenza di non iniziati non implica la rivelazione di segreti massonici, ma la condivisione di valori universali. Come ha osservato un Fratello, “non esibiamo, non spieghiamo, lasciamo semplicemente intuire attraverso la qualità della nostra presenza”.
- Donare attraverso l’esempio: la qualità della presenza massonica può ispirare senza necessità di spiegazioni dettagliate. È attraverso l’armonia del gesto e la sacralità dell’insieme che anche chi non è iniziato può percepire qualcosa di autentico.
- Creare ponti di comprensione: i familiari e gli amici dei Massoni possono percepire l’armonia e la sacralità del momento, e da questa percezione può nascere, come hanno notato i Fratelli, “a volte la spinta verso il cammino”.
L’Aspetto Educativo della Ritualità Massonica
La ritualità massonica possiede un valore educativo intrinseco che trascende l’appartenenza alla Fratellanza. I Fratelli hanno riflettuto profondamente su questo aspetto, ricordando come la vita quotidiana sia già ricca di gesti rituali: applaudire, brindare, baciarsi sono tutti riti familiari che accompagnano l’esistenza umana.
La ritualità massonica, pur nella sua maggiore profondità e strutturazione, può essere percepita da chi possiede sensibilità, poiché:
- I gesti rituali parlano un linguaggio simbolico universale che tocca archetipi profondi dell’animo umano.
- L’esperienza diretta comunica più efficacemente di mille spiegazioni teoriche. Come hanno osservato i Fratelli: “Chi assiste non riceve spiegazioni, ma esperienze. E ciò che si vive si ricorda, anche nel silenzio”.
- La partecipazione consapevole può accendere genuine ricerche spirituali, soprattutto quando gli ospiti arrivano preparati da precedenti incontri introduttivi.
Integrazione delle Identità: Uomo e Massone
Celebrare con i propri cari aiuta a integrare l’identità massonica con quella familiare e sociale, evitando artificiose separazioni tra le diverse sfere dell’esistenza. Questo tema ha toccato profondamente i Fratelli, che hanno riconosciuto come “siamo uomini e massoni” e come celebrare insieme a chi ci conosce permetta di evitare quella frattura identitaria che può generare incomprensioni e distanze.
Il Dovere della Gratitudine
Un aspetto particolare emerso dalle riflessioni dei Fratelli riguarda il debito di riconoscenza verso chi ci sostiene nel nostro cammino massonico. Come ha espresso con particolare intensità uno dei contributi: “I nostri cari ci sostengono nel tempo e nel silenzio. Offrire loro uno spiraglio, anche simbolico, è restituire con gratitudine ciò che riceviamo”.
Questa prospettiva trasforma l’apertura da concessione a atto d’amore, riconoscendo che la famiglia e gli amici più cari sono parte integrante del nostro percorso di crescita, anche quando non ne condividono direttamente i contenuti iniziatici.
Le Preoccupazioni Legitimate: Perché Mantenere la Riservatezza
La Sacralità del Rito
Alcune considerazioni valide riguardano la protezione della dimensione sacra:
- Rischio di spettacolarizzazione: la presenza esterna può trasformare il rito in performance.
- Alterazione dell’autenticità: alcuni Fratelli potrebbero sentirsi meno liberi nella loro espressione.
- Dispersione energetica: ogni presenza non iniziata modifica il campo vibrazionale della celebrazione.
La Tradizione della Discrezione
La discrezione massonica rappresenta un valore fondamentale che va preservato:
- Protezione dell’identità dei Fratelli.
- Mantenimento del carattere riservato della Fratellanza.
- Rispetto per chi preferisce non esporsi pubblicamente.
Comprensione e Incomprensione
Il linguaggio simbolico massonico richiede preparazione per essere compreso:
- Termini tecnici possono risultare oscuri o inquietanti.
- Gesti rituali rischiano di essere fraintesi.
- L’assenza di contesto può generare diffidenza.
La Scelta della Loggia Kilwinning: Un Equilibrio Consapevole
Una Celebrazione Simbolica e Ordinata
La Loggia Kilwinning – Alberto Motta ha scelto di celebrare il Solstizio d’Estate 2025 in forma aperta, seguendo questi principi:
- Mantenimento dell’ordine rituale: i profani siederanno al Settentrione secondo la tradizione.
- Protezione dei segreti: nessun elemento riservato sarà rivelato.
- Contesto simbolico appropriato: la celebrazione si svolgerà all’aperto, in ambiente protetto.
I Principi Guida della Decisione
La scelta si basa su valori massonici fondamentali:
Trasmissione Attiva: il dovere di tramandare non solo parole, ma esperienze vive.
Testimonianza Autentica: creare memoria attraverso gesti significativi.
Equilibrio Tradizionale: rispettare la Tradizione mentre si costruisce il futuro.
L’Importanza della Memoria Massonica
Come hanno sottolineato i Fratelli della Kilwinning, la storia della Massoneria non si perpetua solo attraverso documenti e rituali scritti, ma soprattutto attraverso testimonianze vissute che lasciano tracce indelebili nella memoria collettiva.
“Se non lasciamo traccia”, hanno osservato, “tra trent’anni nessuno saprà ciò che abbiamo costruito”. La storia, per essere davvero raccontata, ha bisogno non solo di testimoni vivi ma di testimonianze vive che parlino al cuore oltre che alla mente.
Non c’è memoria più forte di un’immagine autentica: il sorriso di un Fratello rivolto a proprio figlio durante un momento solenne, l’abbraccio fraterno che suggella un’emozione condivisa, la stretta di mano tra l’Oriente e un padre commosso che assiste per la prima volta a una celebrazione massonica.
Questi gesti non sono coreografia, ma Massoneria in azione, momenti in cui i valori della Fratellanza si manifestano nella loro forma più pura e comprensibile.
Massoneria Vivente, Non Folklore
Come hanno precisato i Fratelli nelle loro riflessioni, questi momenti non rappresentano folklore massonico, ma Massoneria autentica in azione. La differenza fondamentale sta nell’intenzione e nella consapevolezza con cui vengono vissuti: non si tratta di mettere in scena una rappresentazione, ma di vivere genuinamente i valori della Fratellanza in presenza di chi ci è caro.
Conclusioni: Aprire le Braccia, Non il Tempio
La celebrazione del Solstizio d’Estate della Loggia Kilwinning rappresenta un esempio di come la Massoneria possa trovare un equilibrio tra tradizione e apertura consapevole. Come hanno espresso i Fratelli nella loro sintesi finale: “Apriremo le braccia, non il Tempio. Doneremo la Luce, senza esporla. Testimonieremo, senza spiegare”.
Questa scelta dimostra che la Massoneria può essere custode fedele della Tradizione e, contemporaneamente, ponte luminoso verso il futuro. La celebrazione del 26 giugno 2025 segnerà un momento significativo per la Loggia, un’occasione per dimostrare che:
- Donare Luce senza esporla: È possibile condividere valori universali senza compromettere i segreti iniziatici
- Testimoniare senza spiegare: L’esperienza autentica parla da sé, senza bisogno di dissertazioni teoriche
- Costruire ponti: La dimensione iniziatica può dialogare con quella umana senza perdere la propria sacralità
Come hanno concluso i Fratelli: “Quello che facciamo oggi, sarà il ricordo luminoso di domani”.
Per Approfondire la Tradizione Massonica
La riflessione sul Solstizio d’Estate apre questioni più ampie sulla natura della iniziazione massonica e sul rapporto tra tradizione e modernità. Ogni Loggia è chiamata a trovare il proprio equilibrio, sempre nel rispetto dei Landmarks fondamentali e della saggezza tramandata dai Maestri del passato.
L’articolo riflette le riflessioni condivise da alcuni Fratelli della R∴L∴ Kilwinning – Alberto Motta sulla celebrazione del Solstizio d’Estate 2025.Introduzione: Una Riflessione Massonica sul Solstizio d’Estate
Per approfondire il valore della trasmissione massonica e il senso profondo dell’insegnamento simbolico, è possibile leggere “Istruzione Massonica: Costruire qualcosa in qualcuno”; chi invece desiderasse conoscere il percorso per avvicinarsi all’Ordine può consultare la pagina “Come associarsi alla Loggia Kilwinning”.
Antonio Cozzolino
La proposta di aprire la celebrazione del Solstizio d’Estate anche ai profani mi ha fatto riflettere profondamente, perché dentro di me convivono due sensazioni diverse. Da un lato, sento con convinzione che questa apertura, se fatta con rispetto della tradizione e della riservatezza che il nostro Ordine impone, può essere un gesto di inclusione nobile, autentico, coerente con la simbologia del Solstizio stesso, quando la Luce raggiunge il suo massimo e chiede di essere donata. Dall’altro, riconosco che questa apertura tocca un punto delicato della mia interiorità.
Non ho difficoltà a essere parte di un rito anche alla presenza di profani. Non temo di essere osservato nelle vesti da Massone, né sento di dover nascondere ciò che faccio, perché so che la ritualità massonica è discreta, non segreta, e può trasmettere valori anche nel silenzio. Eppure, c’è qualcosa che mi fa sentire diviso a metà, probabilmente perchè mi rendo conto che sono più pienamente me stesso quando sono solo con i Fratelli.
C’è un tipo di libertà, di verità profonda, che riesco a esprimere solo quando sono circondato esclusivamente da chi vive lo stesso linguaggio iniziatico, da chi comprende ogni gesto, ogni pausa, ogni parola, anche non detta. Alla presenza di profani, invece, mi sento osservato più che compreso. E questo mi porta a frenarmi, a filtrarmi, a non esprimermi completamente.
Devo anche ammettere, con sincerità, che per me è ancora difficile espormi, anche solo tra Fratelli. Ogni volta che prendo la parola in Loggia, sento dentro di me un’emozione che mi frena. Parlare con tranquillità, anche in un contesto protetto come il nostro, è già una piccola prova personale.
Ma proprio per questo, so che qui c’è un lavoro da fare su me stesso. Perché se la nostra Massoneria è un cammino di crescita, allora anche questo sentirmi “diviso” è una tappa del cammino. Non rinnego il valore di ciò che sento, ma cerco di capirne il significato: forse, come il Maglietto colpisce e lo Scalpello plasma, anch’io ho bisogno di imparare a donare qualcosa di me anche alla presenza di chi non è iniziato. Magari non tutto, ma qualcosa. Perché se è vero che “donare la Luce senza esporla” è possibile, allora forse posso iniziare da lì: partecipare con cuore aperto, testimoniare senza sentirmi giudicato.
Mi ha colpito una frase del testo che sento vicina al mio vissuto: “Apriremo le braccia, non il Tempio. Doneremo la Luce, senza esporla.”
Forse il senso è proprio questo: non rinunciare a ciò che siamo, ma aprirci con consapevolezza, in punta di piedi, con misura, ma anche con amore.
Mi sono anche soffermato a pensare al significato del pavimento a scacchi, che calpestiamo ogni volta che entriamo nel Tempio. È forse uno dei simboli più potenti della nostra tradizione, perché rappresenta la coesistenza degli opposti.
E allora mi dico: se camminiamo su un pavimento fatto di contrasti, forse è naturale sentire in noi stessi questa dualità. Sentirsi combattuti non significa essere incoerenti, ma essere vivi nel cammino iniziatico.
Il Solstizio stesso è un momento di transizione e di equilibrio tra la massima luce e l’inizio del suo ritorno all’ombra. Accogliere i profani senza perdere noi stessi può essere la sfida simbolica di questo tempo: restare fedeli al nostro centro, pur aprendoci a chi ci osserva con rispetto.
Questa apertura può diventare un’occasione preziosa per integrare la nostra dimensione massonica con quella umana e familiare. E anche per mostrare gratitudine verso chi ci accompagna nel silenzio. Un gesto che, se vissuto bene, può rafforzare la nostra identità, non indebolirla.
Concludo dicendo che, se oggi mi sento un po’ combattuto, è anche un segno che questo cammino sta lavorando dentro di me. E forse, come dicevano i Fratelli nel testo: “Quello che facciamo oggi, sarà il ricordo luminoso di domani.”, il mio obiettivo è quello di farne parte.
Ho detto