Samhain / Halloween

Samhain: Capodanno Celtico tra tradizioni, simbolismi e trasformazioni

Samhain, il capodanno celtico, è una celebrazione che segna la conclusione di un ciclo e l’inizio di un altro, un tempo di passaggio, una soglia tra vita e morte, tra il mondo visibile e quello invisibile.

Con Samhain, la stagione del verde e della vita all’aperto giunge alla fine. I semi, simbolo di vita futura, iniziano il loro viaggio nella terra, un tempo di attesa e gestazione nel buio, preludio a una nuova vita. È il momento dell’ultimo raccolto, dei frutti più dolci e maturi che dovranno sostenere durante l’inverno. È una celebrazione dell’inizio del riposo, del silenzio e dell’interiorità, momenti essenziali per rigenerarsi.

Samhain è la porta tra i mondi, un’occasione unica per attraversare la soglia tra la vita e la morte. I Celti credevano che, durante questa notte speciale, il velo tra il nostro mondo e quello degli spiriti fosse più sottile, permettendo una comunicazione diretta con i defunti e le creature fatate. In questa notte, i Druidi eseguivano rituali di divinazione e sacrifici simbolici per onorare gli antenati e garantire protezione durante il semestre buio.

I riti di Samhain: tra sacralità e tradizione

La celebrazione di Samhain comprendeva il rinnovamento del fuoco. Tutti i fuochi domestici venivano spenti e riaccesi con una scintilla proveniente da un grande fuoco sacro acceso dai Druidi. Questo gesto simboleggiava il rinnovamento del ciclo vitale e l’unità della comunità celtica. Si credeva che qualunque cosa lasciata nei campi dopo Samhain appartenesse agli spiriti della natura e non dovesse essere toccata.

Durante Samhain si praticavano rituali divinatori come il gioco dell’immersione delle mele, simbolo di fertilità e matrimonio, o la sbucciatura delle mele, che prevedeva la durata della vita in base alla lunghezza della buccia. In Scozia, si seppellivano pietre nella terra, lasciate ricoperte di cenere. Se una pietra veniva spostata durante la notte, era un presagio di morte per chi l’aveva collocata.

Samhain era anche il tempo del raduno e del banchetto. In Irlanda, si preparava il colcannon, un piatto di purè di patate, cavolo e cipolla, con una moneta nascosta al suo interno: chi la trovava, secondo la tradizione, avrebbe avuto fortuna per l’anno a venire.

La leggenda di Jack O’Lantern e la trasformazione di Halloween

Samhain è diventato l’antenato della moderna celebrazione di Halloween. Con l’avvento del cristianesimo, la Chiesa cercò di sovrapporre le sue festività a quelle pagane: la festa di Ognissanti fu spostata al 1° novembre, e la commemorazione dei defunti il 2 novembre. Molti simboli pagani furono reinterpretati in chiave cristiana, mentre gli spiriti benevoli e le creature naturali furono demonizzati.

Jack O’Lantern è una delle figure centrali di Halloween. Secondo la leggenda irlandese, Jack era un uomo astuto e vizioso che riuscì a ingannare il Diavolo, costringendolo a promettere di non reclamare mai la sua anima. Quando Jack morì, fu rifiutato sia dal Paradiso sia dall’Inferno. Condannato a vagare per l’eternità con un tizzone ardente come unica fonte di luce, Jack lo collocò in una rapa scavata. Con l’emigrazione irlandese in America, le zucche presero il posto delle rape, dando origine alla tradizione delle Jack O’Lanterns.

Da Samhain a Halloween: la globalizzazione del mito

In America, Halloween ha assunto una connotazione festosa e commerciale, perdendo in parte il suo significato spirituale e sacro. Tuttavia, le radici celtiche sono ancora visibili nei simboli e nei rituali legati alla notte del 31 ottobre: le maschere, i falò e la celebrazione degli spiriti rappresentano un ponte tra passato e presente.

Anche in Italia, fino agli anni ’50, tradizioni simili erano diffuse nel nord, dove si intagliavano zucche, si accendevano falò e si narravano storie di fantasmi. Oggi, Halloween è diventata una celebrazione globale, ma il suo cuore pulsante rimane lo spirito di Samhain: un momento di riflessione, rinnovamento e connessione con l’invisibile.

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  1. Come tutti gli anni mi piace ricordare le antiche usanze scozzesi durante Halloween.

    Halloween – o più propriamente Samhain (pronunciato Sauin in gaelico scozzese) in Scozia, Irlanda e sull’Isola di Man, oppure Calan Gaeaf in Galles, Cornovaglia e Bretagna – segna l’inizio del nuovo anno celtico con la celebrazione che porta luce e protezione man mano che aumenta l’oscurità.

    Questa ricorrenza è vista come un tempo liminale, vale a dire il momento quando gli spiriti o le fate (gli Aos Sí, il popolo invisibile soprannaturale della mitologia scozzese e irlandese) e le anime dei morti vengono nel nostro mondo e possono essere placati con offerte di cibo e bevande.

    Vediamo ora le usanze più popolari:

    Soul-cakes

    Il popolare “dolcetto o scherzetto” è una pratica Nordamericana molto recente (anni ’20 del XX secolo), ma si è evoluta da un’antica tradizione celtica in base alla quale le persone impersonavano gli spiriti o le anime dei morti e ricevevano in cambio delle offerte.

    Fin dal XV secolo, nel mondo cristiano celtico, c’era l’usanza di preparare e condividere le “Soul-cakes” (torte dell’anima, o per le anime) ad Allhallowtide (il periodo dell’anno che va dal 31 ottobre al 2 novembre).

    Le persone visitavano le case e ricevevano in dono le Soul-cakes, sia come rappresentanti dei morti, sia in cambio di preghiere per le loro anime.
    Più tardi, la pratica di elemosinare le torte dell’anima comprendeva la recitazione di versi, tipo “Anima, anima, per una torta dell’anima; ti prego, buona padrona, una torta dell’anima!”

    Anche Shakespeare menziona questa pratica nella sua commedia “I Due Gentiluomini di Verona”, quando Schizzo, servo buffone di Valentino, accusa il suo padrone di “frignare come un mendicante a Ognissanti”.

    Guisers

    Per quanto riguarda, invece, la tradizione di travestirsi a Halloween, secondo Marian McNeill, nel suo libro “Hallowe’en: its origin, rites and ceremonies in the Scottish tradition”, questa è di origine scozzese e risale al XVI secolo.

    Le persone o bambini mascherati (guisers) portavano lanterne poste in rape svuotate (l’usanza odierna delle zucche è nata solo successivamente in Nord America) e visitavano le case dove venivano donate torte, frutta e monete.

    Altre antiche abitudini di Halloween in Scozia si possono rilevare dal libro “Primitive Beliefs in the North East of Scotland” (1929) di Joseph McKenzie McPherson.

    Dalla chiaroveggenza attraverso i gambi dei cavoli al bruciare le noci per scegliere il futuro marito e alle pietre scomparse dei morti: tutte queste usanze, ancora molto popolari in Scozia, segnano quest’importante data nel calendario:

    I fuochi di Halloween

    Halloween è una delle due grandi feste del fuoco nel calendario celtico e tradizionalmente segna l’inizio del nuovo anno. I fuochi di Halloween venivano accesi per segnare la fine della stagione del raccolto e il ritorno degli animali all’ovile.

    Questi erano generalmente appiccati sui rilievi del paesaggio, lontani dalle case e dalle fattorie, e venivano utilizzati come attacchi (o difese) contro il “potere dell’oscurità” nel momento in cui i giorni si accorciavano e il sole si indeboliva.

    L’autore aggiunge: “In particolare, le streghe organizzavano grandi festi, e si riunivano sulle alte colline e sulle brughiere desolate per portare disgrazie all’umanità. L’uomo quindi ricorreva con allegra fiducia all’arma, donata dal cielo, del fuoco santo.”

    C’era poi l’abitudine di asportare della cenere dai fuochi di Halloween per “ringiovanire” i focolari delle case.
    Secondo varie fonti, la tradizione dei fuochi di Halloween è continuata fino alla fine del XVIII secolo.

    I cerchi di torce nei campi

    A Halloween i contadini facevano il giro dei loro campi con le torce accese per scacciare il male e assicurare la fertilità della terra per l’anno successivo.
    La madre e il padre di ogni casa accedevano dei bastoncini dal fuoco domestico di torba e poi li passavano ai servi e ai figli.

    Tutti poi si dirigevano all’aperto e camminavano lungo il confine della proprietà prima di gettare i bastoncini al suolo così potessero bruciare completamente.

    Il rogo della strega

    Poiché si temeva che le streghe avessero grandi poteri a Halloween, c’era solo un posto per loro: il fuoco.

    I ragazzi, quindi, si recavano di porta in porta per chiedere della torba per bruciare la strega.
    Secondo McPherson, a Balmoral, quando vi risiedeva la regina Vittoria, un enorme falò veniva eretto davanti al castello da uomini in abiti tradizionali delle Highlands.

    Tra di loro una slitta, che recava l’effigie di una “vecchia donna spaventosa”, nota come “shandy dann”, veniva spinta ad alta velocità verso il fuoco al suono delle cornamuse. Si fermava per un attimo, il tempo di leggere ad alta voce una sorta di atto di condanna per spiegare perché la strega avrebbe dovuta essere lanciata tra le fiamme.

    “Poi” scrive McPherson, “con un’ultima spinta, accompagnata da urla e dal suono delle cornamuse, la slitta e il suo occupante venivano capovolti dentro al fuoco. Seguivano poi acclamazioni e ululati di risate derisorie man mano che scoppiettavano e crepitavano i vestiti della “shandy dann”.

    Per tutto il tempo i residenti del castello si godevano il curioso rito, e “nessuno era più appassionato della regina stessa”.

    Le pietre del fuoco sacro

    In alcune parti, veniva prestata grande attenzione alle ceneri e agli altri detriti del fuoco.
    Una volta che il fuoco di Halloween si era consumato, veniva posta una pietra sulla cenere a rappresentare ogni membro della famiglia.

    La mattina successiva, la famiglia ritornava al fuoco per controllare le pietre. Se mancava una pietra, la persona corrispondente sarebbe morta prima del successivo fuoco di Halloween.

    Versare la birra in mare

    A Halloween veniva offerto un barilotto di birra allo spirito celtico del mare Shoney per favorire la sua benedizione sui pescatori locali. In particolare, sull’Isola di Lewis, le persone si riunivano sulla spiaggia mentre un pescatore entrava nell’acqua gelida fino alla cintola, prima di versare la birra in mare.

    Estrarre la radice del cavolo kail

    I vecchi rituali eseguiti a Halloween spesso erano fatti per motivi di chiaroveggenza.
    La tradizione di estrarre dal terreno il gambo di cavolo “kail” (una varietà simile al cavolo nero toscano) è stata perfino descritta in una poesia di Robert Burns (vedi nel paragrafo “Bruciare le noci”). Solitamente, due giovani (un uomo e una donna) si recavano bendati nell’orto della cucina e tiravano fuori dal terreno il primo cavolo che trovavano.

    La sua dimensione e la forma prediceva l’aspetto del loro futuro coniuge, e il suo gusto dava un giudizio se il suo carattere sarebbe stato dolce o acido. Infine, se fosse rimasta attaccata molta terra al gambo, allora la dote della sposa sarebbe stata consistente.

    In seguito, gli steli venivano posti sopra la porta d’ingresso e il nome della prima persona a camminare sotto il “kail” avrebbe dato un’indicazione sul nome del futuro marito o della futura moglie.

    Bruciare le noci

    Si mettevano sul fuoco delle noci, ognuno dei quali contraddistingueva un corteggiatore di una ragazza da maritare. Come le noci reagivano al calore dava l’idea di come sarebbe stato il corteggiamento!

    Questa usanza (come quella, precedentemente citata, dell’estrazione delle radici del cavolo) viene citata anche nella poesia “Halloween” del famoso poeta scozzese Robert Burns:
    “Some merry, friendly, country-folks
    together did convene,
    To burn their nits, an’ pou their stocks,
    An’ haud their Halloween
    fu’ blythe that night.”
    (“Alcune allegre e amichevoli persone campagnole si riunirono,
    Per bruciare le loro noci, e tirare su le radici (del cavolo),
    E trascorsero il loro Halloween in allegria quella notte.”)

    In una variante venivano poste due noci sulla torba incandescente, una che rappresentava un ragazzo e l’altra una ragazza. Se le due noci stavano insieme sulla torba mentre bruciavano, era il segno di un possibile matrimonio felice, ma se una delle due rotolava via, questo suggeriva che non ci sarebbe un futuro per la coppia.

    Bundering (Bussare energicamente)

    I gambi dei “kail” talvolta venivano trasformati in una sorta di pipa per eseguire il “bundering” durante Halloween. I ragazzi andavano in porta in porta, dove bussavano con vigore (da cui il nome dell’usanza), e, una volta aperto, purificavano la casa, soffiando il fumo che si levava da bastoncini accessi inseriti in queste improvvisate pipe vegetali.

    Avvolgere il gomitolo blu

    Secondo McPherson, Halloween sembrava essere il momento dell’anno per cercare delle risposte su un futuro coniuge.
    Una giovane donna in cerca di un marito lanciava un gomitolo di lana di agnello maschio, tinto di blu, tenendo in mano il capo del filo. A quel punto iniziava a riavvolgere il filo in un altro gomitolo e nel atto di tirare il filo, chiedeva al fuoco: “Chi è quello, che tiene l’estremità del mio filo?” Secondo questa cerimonia, la voce del fuoco “pronunciava” il nome del potenziale marito.

    Clicca per le Immagini

    Nel riquadro grande:
    • Richard Waitt: Il matto di Cromartie (National Gallery of Scotland). Questo uomo sorridente tiene in mano un cavolo kail con una candela accesa infilata nella parte superiore. Questo aiuta a identificarlo come lo sciocco o il giullare di un laird (lord) scozzese, che probabilmente presiedeva alle feste di Halloween, come quelle descritte nella poesie di Robert Burns.

    Nei riquadri piccoli in senso orario:
    • Le soul cakes.
    • I guisers (foto dell’inizio del XX secolo).
    • Il fuoco di Halloween.
    • Il rogo della “shandy dann” (la strega) davanti al castello reale di Balmoral.
    • L’usanza di bruciare le noci.

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