L’umiltà.

In occasione della prima tornata della nostra Loggia, a seguito della sua rivitalizzazione, ho ritenuto opportuno aprire i lavori con questa mia tavola per stimolare quella forza necessaria alla ripresa dei lavori, dopo l’interruzione susseguente al solstizio d’estate, per la migliore ricerca della luce a cui tutti noi siamo orientati.

L’umiltà

Le riflessioni sul percorso massonico, fin dal giorno della mia iniziazione, si susseguono costantemente perché è quotidiana l’interessenza tra la vita profana e quella massonica che mai cessa di porre interrogativi e paragoni, tutti finalizzati al tentativo di eliminare i vizi e gli egoismi della profanità.
Di grande insegnamento è quanto riportato sul rituale e che viene costantemente ripetuto al massone: “edificare templi alla virtù e scavare profonde e oscure prigioni al vizio”.

L’invito espresso è quello di “lavorare per il benefizio dell’umanità”, scavando profonde prigioni al vizio. Ma in questo contesto cosa si intende per “vizio”? Il termine racchiude molti significati riconducibili alle peggiori virtù degli uomini, che ci portano ad essere spettatori delle più bieche nefandezze umane, il più delle volte dettate dalla saccenza e l’ignoranza, che sono i massimi vizi dell’uomo, antagonista della luce.

Ricordiamo a noi stessi i principi propugnati dalla Libera Muratoria che ogni volta che ci troviamo nel tempio siamo soliti pronunciare; ovvero la Libertà, l’Uguaglianza e la Fratellanza, unitamente a quello forse più dibattuto ed ostentato come esempio e, talvolta, anche da noi stessi tradito, ovvero la Tolleranza.

Ricordiamo a noi stessi il significato dei suddetti principi:

Libertà: la libertà non è altro che la possibilità, per un individuo, di esprimersi, pensare e comportarsi secondo la propria volontà, senza limiti e costrizioni di sorta, libero di agire secondo la propria convinzione, ovviamente muovendosi nei limiti imposti dalle leggi o dai principi riconosciuti legittimi dalla società stessa in cui opera. Filosofi, poeti ed artisti si sono confrontati, nel passato e in epoca moderna, nel trovare frasi sulla libertà; a riguardo mi sono dilettato in una ricerca web, dalla quale mi piace riportare di seguito quelle a mio avviso più significative.

  • “Lasciate che la libertà regni. Il sole non tramonterà mai su una così gloriosa conquista umana.” – Nelson Mandela.
  • “La mia libertà finisce dove comincia la vostra.” – Martin Luther King.
  • “La libertà significa responsabilità: ecco perché molti la temono.” – George Bernard Shaw.
  • “Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire.” – George Orwell.
  • “La gente esige la libertà di parola per compensare la libertà di pensiero, che invece rifugge.” – Kierkegaard.
  • “La vita senza libertà è come un corpo senza lo spirito.” – Kahlil Gibran.

Uguaglianza: è il principio per cui tutti gli uomini sono considerati simili, di pari dignità, valore ed importanza, senza distinzioni o privilegi, specie davanti alle leggi dello stato. L’uguaglianza dei diritti è necessaria per il progresso di ogni società ed è salvaguardata dagli impegni assunti sia a livello mondiale che nazionale, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti umani (1945) e dalla Dichiarazione dei diritti umani di Vienna (1993) fino alla nostra Costituzione (art.3). Di seguito le frasi più significative:

  • “Nessuno protegge meglio un essere umano contro la stupidità del pregiudizio, del razzismo, del settarismo religioso e politico, e del nazionalismo esclusivo che questa verità che invariabilmente compare nella grande letteratura: che gli uomini e le donne di ogni luogo e nazione sono essenzialmente uguali, e solo l’ingiustizia semina tra loro la discriminazione, la paura e lo sfruttamento.” – Mario Vargas Llosa.
  • “Non può esserci libertà senza giustizia sociale e non può esserci giustizia sociale senza libertà.” – Sandro Pertini.
  • “La religione più elevata è quella di coltivare la fratellanza universale e di considerare tutte le creature simili a sé stessi.” – Sri Guru Nanak Dev Ji.

Fratellanza: è un sentimento di affetto e solidarietà che lega più persone tra loro come fratelli, legati da comunanza di ideali e di intenti. È un accordo profondo, spirituale, tra persone non necessariamente legate da vincoli di parentela. Di seguito le frasi più significative:

  • “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli.” – Martin Luther King.
  • “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli.” Nelson Mandela.
  • “Fintanto che ciascun uomo non sarà diventato veramente fratello del suo prossimo, la fratellanza non avrà inizio. Nessuna scienza e nessun interesse comune potrà indurre gli uomini a dividere equamente proprietà e diritti. Qualunque cosa sarà sempre troppo poco per ognuno e tutti si lamenteranno, si invidieranno e si ammazzeranno l’un l’altro.” -Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Tolleranza: è la capacità di sopportare, di mostrare tolleranza e rispetto nei confronti di chi mostra idee o comportamenti contrari alle nostre convinzioni e che potrebbero rivelarsi, dannosi o spiacevoli per noi. E’ disponibilità d’animo per la quale si ammette, senza alcuna contrarietà, che altri professino una idea, una convinzione di qualsiasi genere (religiosa, politica, di etnia, etica, ecc.) contraria o diversa alla nostra. È, sostanzialmente, una incondizionata accettazione di un sereno e disteso rapporto con chi professa idee diverse dalle nostre, anche nettamente opposte o diverse.

Le suddette virtù rappresentano le colonne portanti del nostro tempio, senza le quali la sovrastante costruzione, in continua evoluzione per l’apporto muratorio dei fratelli, sarebbe destinata inesorabilmente a crollare.

Sempre da una ricerca personale sul web, mi sovviene una famosa massima di Voltaire che sintetizza efficacemente il valore della Tolleranza: “Sono pronto ad ascoltare con grande attenzione le tue idee, specie allorché sono in contrasto con le mie. Così come sono sempre pronto a versare il mio sangue perché tu possa liberamente esprimerle”.

Ma tornando più ai nostri giorni, anche la frase del Presidente Sandro Pertini del 1983, esprime bene il concetto di Tolleranza: “Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi sino al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente”.

Dopo questa seppur non breve – ma necessaria – trattazione delle virtù (Libertà, Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza) viste come colonne portanti del nostro tempio, mi spinge il pensiero ad interrogarmi su quale solido terreno devono poggiarsi detti pilastri. Su quello dell’umiltà!! Senza di essa i principi fondanti della Massoneria sarebbero spogliati dei loro stessi contenuti, perdendo inevitabilmente di efficacia.

Ma cos’è l’umiltà? Tenterò di descriverla, secondo il mio pensiero.
L’umiltà è consapevolezza dei propri limiti, delle proprie debolezze umane, della nostra pochezza nei confronti delle meraviglie della natura e dell’universo che ci circonda, dell’insignificante nostra dimensione rispetto al tutto e al Grande Architetto dell’Universo, verso il quale dobbiamo devozione ed amore.

Per meglio cogliere il significato dell’umiltà è necessario individuare i “vizi” ed i sentimenti ad essa contrari, riconoscibili dall’ambizione volta esclusivamente all’affermazione di noi a scapito di altri, dall’orgoglio, dall’invadenza, dalla prepotenza, dalla superbia, dall’arroganza, dalla presunzione, dall’insolenza e dall’impudenza.

Troppe sono le nefandezze umane prodotte dalle suddette immoralità!
L’Umiltà è ancora modestia e riservatezza, sia nei modi che nel contegno; quella riservatezza e quella modestia che i nostri Statuti menzionano e che talvolta anche tra noi vengono violati!

Quella modestia e riservatezza che dobbiamo usare nei nostri comportamenti dentro e fuori del tempio, agendo sempre negli interessi della giustizia e della fratellanza, ma senza mai palesarli e lasciando solo al prossimo la valutazione delle nostre azioni, accettandole anche se contrarie alle nostre opinioni e convinzioni.

Mi piace in questo contesto citare una famosa frase di Madre Teresa di Calcutta:

“Questi sono i modi con cui possiamo mettere in pratica l’umiltà: parlare il meno possibile di noi stessi; rifiutare di immischiarci negli affari degli altri; evitare la curiosità; accettare allegramente le contraddizioni e le correzioni; passare sopra agli errori altrui; accettare insulti e offese; accettare di venir disprezzati, dimenticati e non amati; non cercare di essere particolarmente prediletti e ammirati; rispondere con gentilezza anche se provocati; non calpestare mai la dignità di nessuno; cedere alla discussione, anche se si ha ragione; scegliere sempre ciò che è più difficile.”

A questo punto mi viene spontanea la raccomandazione a tutti i carissimi fratelli che si onorano di decorare le colonne del Tempio di condannare chiunque che, al loro interno, esercitino qualsiasi forma di esibizionismo, di superbia, di orgoglio, di invadenza, di prepotenza, di arroganza, di insolenza e impudenza.
Cerchiamo invece di fare nostri alcuni passi, tratti della definizione dell’umiltà data dal “Priorato di Sion – C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista)”:

→ è una virtù fondamentale alla base dell’uomo di buoni costumi;
→ è semplicità, è coscienza della propria debolezza, dei propri limiti;
→ è modestia e riservatezza, nei modi e nel contegno, è soffocazione dell’esibizionismo, dell’ostentazione delle capacità e delle doti;
→ è quella cosa che ci permette di restare con la mente ove vogliamo, pur sapendoci ben ancorati con i piedi alla Terra;
→ è conoscere i limiti propri, degli altri e della stessa natura;
→ è saper rinunciare per una buona causa, è abbattimento delle barriere dell’arroganza umana, è vita serena;
→ è alla base del bene comune, non sottovalutiamola mai, poiché essa è lo strumento indispensabile per crescere;
→ è Amore.

Ed infine, sempre citando un estratto del Priorato di Sion:

“Sforziamoci di pensare ogni nostra sera se veramente sappiamo ancora cosa sia l’umiltà. Se siamo certi di saperlo, non potremo che dormire sonni tranquilli. Se invece avessimo dei dubbi, rivediamo tutto ciò che abbiamo fatto e pensato fino a quel momento. Consoliamoci sempre, sapendo che cosa sia il dubbio”.

Concludo questa mia tavola, con la speranza di aver portato il mio modesto contributo a quella forte consapevolezza, sempre presente in un Massone, di essere portatore di alti principi etici e morali a beneficio dell’umanità.

Fr. Giuseppe

Precedente

L’iniziazione massonica: una porta verso la scoperta del sè.

Successivo

Da Rennes-le-Chateau alla Cappella Sansevero di Napoli: percorsi esoterici – essoterici a ritroso nel tempo.

  1. Stefano Bonifazi

    L’umiltà è un concetto fondamentale nella massoneria, a parer mio lo è anche nella vita di tutti i giorni, parlavamo in famiglia di questo concetto qualche giorno fa dove vedendo un concorso canoro televisivo facevo notare a mio figlio la differenza di come a colpire agli occhi di tutti erano quei ragazzi che oltre che bravi, si presentavano sul palco con umiltà e predisposizione all’ascolto, rispetto ad atri, che seppur bravi portavano con se atteggiamenti di arroganza e superiorità, come se fossero già delle star, la differenza di come venivano recepiti era così eclatante che non è sfuggita neanche ad una giovane esistenza come quella di mio figlio.
    L’umiltà, tornando alla massoneria è spesso considerata una delle virtù principali che ogni massone dovrebbe coltivare. Essa rappresenta la consapevolezza dei propri limiti e la disponibilità ad apprendere dagli altri. In un contesto massonico, l’umiltà implica anche il rispetto per gli altri membri, senza alcuna pretesa di, appunto,superiorità.
    Nel libero muratore l’umiltà si palesa attraverso la disponibilità a collaborare, a condividere conoscenze e a sostenere il lavoro collettivo, si manifesta inoltre, con un atteggiamento votato al non giudizio altrui e alla consapevolezza di sé come uomo pieno di difetti e pronto ad apprendere per migliorare, SEMPRE.
    Come pensava un grande filosofo dell’antichità Socrate: Io so di non sapere.
    I massoni sono incoraggiati a riflettere su se stessi e a riconoscere che il percorso verso la conoscenza e la perfezione è un cammino continuo e pieno di insidie, un percorso quindi Umile, da NON affrontare con l’arroganza di chi crede di Sapere in generale DI PIÙ.
    Concludo affermando che l’umiltà è di sicuro un mezzo per favorire l’armonia all’interno della loggia, poiché promuove relazioni basate su rispetto e comprensione reciproca, piuttosto che su ambizione o egocentrismo, da sempre nemiche dello stare bene in una collettività.
    In sintesi, l’umiltà si presenta come la Fundamentalis Virtutis, che non solo arricchisce le relazioni interpersonali all’interno della loggia, ma crea anche un ambiente fertile per la crescita spirituale e morale di tutti i Fratelli.
    Ho detto.

  2. Marco De Giovanni

    L’UMILTÀ

    questa virtù, a mio avviso la più importante e imprescindibile da ogni buon massone e’ la colonna portante che sostiene il nostro percorso verso la maggiore consapevolezza.
    Ci insegnano appena nati apprendisti, che lavorare la pietra grezza insita in noi e’ la metafora piu incline a ciò che ci spetta.
    Ovviamente la pietra grezza non siamo altro che noi, con tutte le nostre imperfezioni e spigoli ma, con i vari strumenti donatoci dalla Loggia, possiamo con forza, determinazione, costanza e umiltà cercare di smussarla per renderla più armonica.
    Ribadisco che l’umiltà e’ la virtù più importante perché essa permette di rispettare e rispettarsi.
    L’umiltà, sviscerandone il significato, non e’ altro che saper di essere un pezzo di un puzzle infinito.
    Essere coscienti della maestosità che ci circonda e che ne possiamo beneficiare gratuitamente senza aver fatto nulla in cambio oltre che nascere.
    Ascoltare gli altri come ascoltare se stessi e’ sintomo di umiltà.
    Ascoltare, vuol dire apprendere, interiorizzare, elaborare, cambiare.
    Fratelli noi ascoltiamo gli altri? Ascoltiamo noi stessi??
    Rispondo io per voi… no.
    Lo si nota da come curiamo il nostro stile di vita, dall’alimentazione all’attività fisica.
    Lo si nota dall’assenteismo, inteso come “poi lo farò, poi ci andrò”, di come preferiamo spesso il non far nulla che presentarci ai nostri doveri.
    Sopratutto lo si nota dalle scelte impulsive che ogni giorno prendiamo senza fermarci a ragionare.
    Non abbiamo l’umiltà di prendere atto, che se non lavoriamo VERAMENTE sulla nostra persona, rimarremo ciò che siamo, dei brontoloni che inventano scuse e si lamentano di tutto ciò che li circonda perché non hanno l’umiltà di DOVER essere loro il cambiamento che vogliono vedere.
    Dovessi fare una metafora per far comprendere ad un Massone l’importanza della virtù, gli direi che quella pietra grezza che tanto lavora con fatica, così difficile da smussare nonostante tutti gli strumenti messi a disposizione, può essere molto più facile da cambiarne la forma se ammorbidita.
    L’umiltà rende la nostra pietra più morbida, più incline al cambiamento.
    Chi privo di umiltà o carente, farà sforzi brutali solo per notare piccoli miglioramenti, d’altro canto chi ne e’ pregno, ogni giorno vedrà nella vita di tutti i giorni delle piccole sbavature di luce che nei giorni a dietro non c’erano.
    Cito un osservazione su questo argomento ascoltato pochi giorni fa da una sorella di Viterbo, il confine tra Umile e Umiliato e’ sottile e bisogna stare attenti a non essere troppo accondiscendenti verso chi provoca, insulta o attacca.
    Verso tali minacce bisogna rispondere cercando di limitare il più possibile lo spargimento di altro odio.
    Concludo questa mia tavola con una citazione che purtroppo non ricordo l’autore… “essere umili verso i superiori e’ un dovere, verso gli eguali e’ cortesia, verso gli inferiori e’ nobiltà, verso tutti e’ salvezza”.

  3. Francesco Pezzoli

    L’umiltà deriva dal latino humus = terra . Quindi dobbiamo abbassarci , ma non per commiserarci , mancanza di autostima , ecc , ma al contrario ,le doti che abbiamo le dobbiamo utilizzare come servizio al prossimo , miglioramento della società , e mai prevaricazione , metterci sul gradino più alto ecc. Diceva T. Edison : colui che non sbaglia mai perde un sacco di buone occasioni per imparare . Inoltre se ci dedichiamo a migliorare noi stessi non avremo tempo per criticare gli altri . La critica non costruttiva è sempre contraria all’umiltà . L’umile sa riconoscere la propria vita seminata di errori , ma alla fine sono come ciottoli che diventano una buona strada ( B. Wood) . L’umilta’ è anche colui sa arrivare al successo passando da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo. ( W. Churchill) . Ghandi diceva : ogni persona che incontri e’ migliore di te in qualcosa , in quella cosa impara . Inoltre diceva : e’ sempre bene confessare i propri errori perché ci si ritrova più forti. C’è chi sposta un sasso e ne parla come se avesse spostato una montagna .E poi c’è chi sposta una montagna in silenzio . Anonimo . “Il giorno in cui il potere dell’amore supererà l’amore per il potere il mondo potrà scoprire la pace ” ( Mahatma Gandhi ) Fine di un arrogante : Fu tanto che urlò, che il suo fisico si inceppo’ , di resistere invano tento’ , ma alla fine soccombo’ . A nessuno la sua mancanza peso’ , ma tanta gioia trapelò , e lui mai più ritorno’ . L’arroganza e’ il contrario dell’umiltà . L’uomo sapiente non è quello che sa tutto, ma l’uomo che sa di non sapere. ( Socrate ) . dubium sapientiae initium = Il dubbio è l’inizio della saggezza. L’umiltà attira sempre simpatia , mentre l’orgoglio non sa far spazio agli altri , chiude in faccia la porta del suo cuore . ( W. Chasseur ) . Concludo che riflettere ed applicare questi valori ed ideali , potremmo arrivare ad un bella forma della pietra grezza . Ringrazio gli altri fratelli per l’ottimo lavoro sulla tavola dell’umiltà .

  4. Leonardo Lunetto

    L’umiltà. Questo sentimento spesso, anzi quasi sempre, è mal interpretato. Sentimento che considero essenziale non solo nella vita di un massone ma anche nella vita di un buon profano. Lo considero mal interpretato perché l’essere umano pensa che essere umile è rinunciare a qualcosa che sia materiale o meno. Ma non è cosi; spesso si rinuncia per farsi lodare dagli altri ma questo sporca solamente questo bellissimo sentimento viziandolo con il pensiero dei benefici che se ne potrebbe godere. Quando si rinuncia a qualcosa lo si dovrebbe fare senza un doppio fine, magari pensando “ma questa cosa è davvero essenziale per me che la faccia o la ottenga?” “Impormi su una persona cercando di denigrarla farà veramente bene a me?” La risposta in sé non deve portare a ciò che direbbe chi ti sta di fronte ma portare solamente noi stessi, a dire sto bene, non ho bisogno di avere per forza qualcosa. Allora forse abbiamo fatto centro. Questa parola è pericolosa perché dalla parola umiltà viene in maniera simile la parola umiliare. Nate con la stessa desinenza diventano antitetiche tra di loro ma a volte l’uomo non lo sa. Sta a noi, al nostro lavoro che facciamo internamente capirlo, assimilarlo e soprattutto viverlo. Ho detto

  5. Luca Guiducci

    L’umiltà,virtù per la quale l’uomo riconosce i propri limiti,rifuggendo da ogni forma di orgoglio,di superbia,di emulazione o sopraffazione del prossimo.
    L’essere umili,a parer mio è uno strumento molto importante e fondamentale per il percorso che deve affrontare un iniziato,il saper ascoltare senza pregiudizi,sapere quando parlare o dover stare in silenzio,non sentirsi migliori o più importanti degli altri,essere pazienti e cercare di recepire il meglio dalle persone che abbiamo di fronte,sia nel quotidiano di tutti i giorni ma soprattutto dai fratelli in loggia che hanno iniziato questo cammino prima di me.
    Ho detto.

  6. Emiliano Menicucci

    Il nostro percorso inizia ne nudi ne vestiti, bendati, con un cappio al collo, zoppicanti, senza nemmeno uno spillo da donare alla Loggia. Questa situazione che può sembrare degradante in realtà è un passaggio fondamentale del rito di iniziazione. Ci ricorda le nostre debolezze, i nostri difetti, i nostri vizi, l’essere quella pietra grezza che proprio dal giorno della della iniziazione iniziamo a sgrossare. Tutto il rituale di iniziazione ci ricorda quanto l’umiltà sarà un elemento fondamentale nel nostro percorso: ci genuflettiamo, promettiamo, facciamo il primo passo verso l’Oriente con il piede sinistro. Parliamo di Fratellanza, Tolleranza , Uguaglianza ma come potremmo farci portatori di questi valori ed applicarli realmente nella nostra vita senza un approccio umile alla vita? Come potrei viveve senza pregiudizio se non mi pongo allo stesso livello ? Umiltà è per me sopratutto non sentirsi superiore agli altri, ascoltare con lo stesso livello di apertura ogni fratello. Comprendere i miei difetti per potermi perfezionare. E’ accettare un NO se questo viene da chi è più esperto di me. Ma attenzione. Umiltà non significa umiliazione. Umiltà non significa debolezza. Non dobbiamo correre il rischio che pur di perseguire l’umiltà accettiamo soprusi verso noi stessi e verso gli altri. Smettendo di essere umili si rischia di perdere la bussola e l’orientamento, perchè rischiamo di perdere di vista i valori importanti della vita a discapito del piacere materiale ed effimero. Ma quando questo piacere passa allora è li che siamo veramente nudi, ciechi e zoppi a fare i conti con il nostro stato di infermità spirituale. Polvere siamo e polvere torneremo

  7. Emiliano Menicucci

    “Candidato, davanti a questa soglia abbassatevi e curvatevi perché questa porta è molto bassa”.

    Carissimi Ven.Mo e Fratelli Tutti, queste sono le parole dell’Esperto Terribile, mentre guida il Bussante al suo primo ingresso nel Tempio, ancor prima di meditare e compilare il suo testamento spirituale nel Gabinetto di Riflessione. Egli non ha ancora compiuto alcun passo verso l’Oriente.

    A parer mio, questo passaggio costituisce il primo atto di sacrificio personale, premessa senza la quale non sarà in grado di ricevere l’iniziazione. Già in prima istanza, questa chiara prescrizione induce il candidato a comprendere, senza equivoci, che, solo chinando il capo e curvando se stesso verso il basso, verso terra, in questo primo esercizio di l’umiltà, può percorrere nel modo corretto la via iniziatica per ricevere ciò che lo attende: la Luce.

    Mi è utile, per comprendere ancor più questa proiezione terrena, individuare l’etimologia della parola “umiltà”. Essa, derivata dal latino “humus”(terra), nella sua declinazione “humi” significa “a terra”. Nell’induismo il nome Bhumi è associato alla divinità della terra. Coerente significato hanno i termini sanscriti “bhumi” (terra) e “bhuman” (essere/creatura della terra).

    Viene da sé intendere l’umiltà, quale solida base fondamentale per la costruzione del Tempio, connessa in modo indissolubile al terreno, alla propria natura umana, al proprio centro e alle proprie radici. Essa è anche sintesi di un profilo comportamentale giusto e perfetto, volto a non sfociare nell’altrui prevaricazione e atto ad evitare di alzare il proprio baricentro sovraccaricando la struttura nei punti sbagliati e con rischio certo di crollo della struttura ad ogni minima oscillazione. L’umiltà è da riconoscere come opposta a tutto ciò che riguarda il distaccamento dal terreno, connotati questi riconoscibili nei suoi contrari: l’arroganza e la superbia.

    Il Rituale di Iniziazione ad Apprendista Libero Muratore offre molteplici simboli che inducono a riflettere sul principio dell’umiltà. Gli stessi li si possono riconoscere disseminati lungo il cammino e la vita dell’Apprendista. Senza la presunzione di rendere questo novero esaustivo ma solo esemplificativo, tali simboli si possono trovare nel cappio attorno al collo del Candidato, nella posizione genuflessa al momento della preghiera e in quella del Sacro Giuramento. È da tale posizione che abbiamo tutti ricevuto la Luce. Ancora, la Squadra sovrapposta sul Compasso che deve restare bloccato, la postura obbligata durante la ritualità ed il silenzio imposto all’Apprendista nel suo lavoro.

    Questi simboli richiamano l’attenzione dell’Iniziato a non dimenticare mai non soltanto da dove egli viene, dove egli si deve mantenere, ma anche da dove egli deve ripartire a ogni passo e dove egli dovrà tornare: proprio alla terra. Così imparerà a morire per rinascere. Gli stessi elementi funebri nel GdR, per primo il Teschio, insegnano questo. Non vi è creatura, che provenga dalla terra, dall’acqua e dall’aria, che alla terra non debba tornare.

    L’umiltà per me significa riconoscere i miei innumerevoli difetti, rettificarli e tenerli al guinzaglio, come al guinzaglio tenere anche le mie, meno copiose, virtù per non imporle al prossimo ma metterle al servizio del prossimo e di me stesso e migliorarle senza metterle in competizione verso alcuno se non me stesso, perché è solo del me stesso di ieri che devo essere migliore domani. Conosco il mio “nemico dell’iniziato”. Egli è presuntuoso, egli è arrogante e superbo e prima ancora è ignorante.

    Per me l’umiltà è anche saper dire grazie e chiedere scusa. Dire grazie sempre per ogni cosa che ricevo e accoglierla con gratitudine come un dono, anche se all’apparenza quel “dono” può non piacermi o sembrarmi non utile. Chiedere scusa anche quando sono convinto con fermezza di avere ragione, ponendomi il dubbio quando qualcosa non va con qualcuno o nelle situazioni che potrebbe essere, se non tutta, anche mia responsabilità sé quella determinata cosa non va bene.

    Essere umile per me è essere consapevole che posso imparare da chiunque e da qualsiasi cosa mi circonda ma che non imparerò nulla se non svuoto la mia considerazione di quel che so o credo di sapere, se non libero i miei pori con l’ascolto non lasciando parlare gli altri o fingendo di ascoltarli, se continuo a rispondere: “Si lo sapevo già”. Si può imparare qualcosa di nuovo anche ascoltando mille volte una stessa storia e vivendo mille volte la stessa esperienza.

    Questa per me è l’umiltà: domandando scusa sé questa mia Tavola è così lunga, ma non so ancora esprimermi in un modo migliore. So di non sapere. Lavorerò affinché io possa migliorare.

    Ho detto

  8. Francesco Ropresti

    Carissimi Fratelli,

    umilità-terra-gabinetto di riflessione.

    Ecco il primo viaggio che percorre il neofita durante la sua iniziazione.

    Conosciamo due interpretazioni per i viaggi dell’iniziando, uno di “purificazione”, detto Eleusino (Terra, Aria, Acqua e Fuoco)e il secondo, quello pitagorico (Terra, Acqua, Aria e Fuoco), che rappresenta “stati dell’essere”. Quest’ultimo vede la Terra come la nostra parte materiale, quella più pesante, per poi passare a quelli più leggeri come l’Acqua e l’Aria che rappresentano rispettivamente la parte corporea e animica, per poi finire nella nostra parte spirituale rappresentata dal Fuoco. Ho approfondito questo, perchè oggi è quello che reputo migliore per il mio percorso iniziatico.

    Quindi, come dicevo, l’umiltà viene simboleggiata dalla terra, dove l’uomo è usuale poggiare i propri piedi, ovvero la parte più bassa del nostro corpo, ben lontana dalla testa. Questo mi porta a pensare che la strada da perseguire è lunga, probabilmente che finirà quando il mio corpo sarà reso alla Terra.

    Chi entra a far parte del nostro Ordine Iniziato è un uomo dotato di Umiltà. Esso lo percepisce subito, dal primo momento che viene in contatto con il Fratello Esperto. La figura di questo uomo incappucciato ci disarma, egli ci toglie la vista, ma nonostante ciò, ci affidiamo alle sua “mano”. Cos’è questo se non il primo gesto di umiltà? L’Esperto ci conduce, attraverso la Sala dei Passi Perduti, dentro il Gabinetto di Riflessione ed è qui che troviamo una moltitudine di simboli che ci frastorneranno a dovere. Essi ci possono ricondurre a quella virtù di cui sto riflettendo.

    Vengo al dunque.

    Cosa è per me l’utilità? E’ una virtù fondamentale per raggiungere l’equilibrio. E’ un tassello fondamentale per il cammino del Libero Muratore. Come si manifesta in me? Sbaglio e me ne rallegro, solo così posso imparare. Chiedo dove non capisco e lo faccio continuamente. Impensabile per me prima. Abbraccio il mio essere sempre disposto ad accettare che posso modificare le mie opinioni e di concerto mi rendo predisposto all’ascolto e al non imporre mai il mio punto di vista perchè so che “Hic et Nunc” è oggi e il domani è mutabile.

    Ho detto

Lascia un commento