Tutti noi partecipando alle Tornate della nostra Officina o di altre ci siamo imbattuti qualche volta nel Fratello d’Armonia che con dedizione e passione ha accompagnato tutta la ritualità della serata con intermezzi musicali.
La domanda che spontaneamente mi sono fatto assistendo a tali lavori è stata: quando la musica è entrata nel tempio?

Il riferimento alla musica nella Libera Muratoria lo riscontriamo già sul nascere dell’Istituzione quando, nel 1723, furono pubblicate a cura del pastore James Anderson “Le Costituzioni dei Liberi Muratori”.

In appendice a questo documento c’erano 4 inni (o songs) che i Fratelli dovevano intonare nel corso dell’agape che faceva seguito alle riunioni rituali che si svolgevano nella locanda “All’Oca e alla Graticola” di Londra.

Non dobbiamo dimenticare infatti che i lavori di Loggia, per diverso tempo e non soltanto in Inghilterra, si svolsero in taverne, pubs, caffè, talvolta anche in qualche casa privata, e gli incontri fraterni consistevano in riunioni rituali che preludevano sempre ad una agape le cui portate erano scandite da intonazioni di canti o esecuzione di brani strumentali.

Considerate che in Inghilterra, così come avviene ancora oggi, le tornate erano del tutto palesi a tal punto che trovavano eco sulla stampa in quanto le logge utilizzavano spesso le gazzette per annunciare la convocazione di una tornata, oppure per dare resoconto dell’avvenuto svolgimento.

Proprio per questa forma di riunione palese nacque la necessità di esercitare una vigile attenzione non solo sulla condotta delle logge che altrimenti avrebbero corso il rischio di operare al di fuori della regolarità, ma anche sul tipo di canti e di musiche utilizzate come accompagnamento.

Questo senso di rigore ebbe ripercussioni anche sulla musica nella ritualità infatti da questo momento in poi non sarebbero più state tollerate le classiche “canzoni di bevuta” sulla cui musica venivano adattati dei testi scritti con l’intento di insegnare dilettando.

Questa fase si superò grazie all’attrattiva che la nascente Massoneria ebbe su intellettuali, artisti e musicisti che misero a disposizione dei fratelli musiche di sicura ispirazione libero-muratoria.

Basti pensare che tra il 1784 e il 1785 furono iniziati a Vienna Haydn e Mozart mentre qualche anno dopo fu iniziato Beethoven.

Questo mutamento che andava assumendo la musica nella ritualità traeva la sua ragion soprattutto nel decoro da attribuire alla tornata e probabilmente cominciava ad insinuarsi tra i Fratelli quella logica in cui durante i lavori rituali tutti e cinque i sensi dell’uomo avrebbero dovuto necessariamente prendervi parte.

Tale visione è pervenuta inalterata ai nostri giorni e dovrebbe ancora configurare le nostre tornate rituali che non possono essere considerate alla stregua di una qualunque adunata di tipo profano.

I Lavori di Loggia infatti costituiscono il momento “operativo” più significativo nel quale si realizza la metodologia libero-muratoria, essa è infatti strutturata e scandita da momenti precisi stabiliti dal Rituale nel cui svolgimento si attua il programma al quale tutti i Fratelli sono chiamati a contribuire.

Per predisporre l’animo dei Fratelli al lavoro che li attende, è necessario che essi lascino i metalli fuori dal tempio e un valido supporto per la realizzazione di questo stato di coscienza può offrirlo proprio un ascolto musicale che riesca a stimolarli da un punto di vista emozionale.

Se ci pensate è solito in alcune Logge utilizzare il silenzio come forma di accompagnamento alla preparazione dei Fratelli proprio perché, se non ci si prepara a dovere al lavoro massonico, anche una riunione rituale corre il rischio di degradarsi a mera riunione profana.

I segni di quanto appena detto sono spesso visibili: la postura non corretta, il frequente controllo dell’orologio al polso, l’insofferenza all’ascolto degli interventi dei fratelli o ancora peggio l’utilizzo del cellulare sono tutti segni che chi è entrato nel Tempio non aveva la giusta predisposizione.

Analogamente all’entrata, in chiusura, il passaggio dal lavoro alla ricreazione, dovrebbe avvenire con un altro intervento musicale per sottolineare la soddisfazione del lavoro compiuto, ma anche il senso della nostalgia nel cuore dei presenti perché, tra poco, avverrà il distacco dai fratelli.

Questa soddisfazione è anche richiesta dal Rituale infatti al termine dei lavori ogni operaio andrà via contento e soddisfatto, perché avrà conseguito il salario che altro non è che la remunerazione al lavoro svolto per l’elevazione spirituale, finalizzata al bene e al progresso dell’umanità.

Per quanto riguarda la ritualità ho citato l’apertura e la chiusura dei lavori che secondo me sono i punti focali della Tornata in quanto difficilmente senza una buona partenza si riesce ad arrivare a meta ma non va assolutamente dimenticata la musica durante i rituali di iniziazione.

Negli ultimi mesi il nostro Ordine si è arricchito di molti Compagni e quindi non possiamo non ricordare come la musica ha svolto un ruolo importante nell’atmosfera e nell’esperienza del neofita.

Grazie all’utilizzo della stessa si è creata un’atmosfera di sacralità che ha aiutato il neofita a concentrarsi sulla sua esperienza di iniziazione.

Durante la ritualità il neofita viene guidato alla scoperta di se stesso e del mondo che lo circonda e la musica in abbinamento ai rumori rituali del rito crea momenti di silenzio e di introspezione, momenti di intensità emotiva e momenti di tensione e mistero, per rappresentare i Viaggi e i pericoli che dovrà affrontare durante il suo percorso di crescita personale nel nostro Antico e Rispettabile Ordine Iniziatico.

Ragionando su quanto appena detto ci viene sicuramente difficile immaginare una Cerimonia di Iniziazione senza il dovuto supporto musicale.

Concludo queste righe rifacendomi ad una considerazione del Fr. Giosuè Carducci, la musica è conforto e balsamo agli affanni che travagliano l’animo umano: “e Pan l’eterno su l’erme alture / a quell’ora e ne i pian solingo va / il dissidio, o mortal, de le tue cure / ne la diva armonia sommergerà“.

Nel passo citato, Carducci esalta la figura di Pan, associato alla natura e alla musica, e lo presenta come un’alternativa alle preoccupazioni e ai conflitti dell’uomo.

La musica, secondo Carducci, ha il potere di sommergere questi dissidi e di portare armonia nella vita dell’uomo.