
Carissimi fratelli, la particolarità del tema consente un approccio multiplo alla discussione, proprio per l’espressione del concetto di armonia in diverse materie. Se ne parla in linguistica, musica, filosofia, religione, in chiave spirituale e psico-sociale.
La condizione esistenziale dell’uomo moderno sembra dilaniata da insicurezza, ansia e depressione, tali sentimenti si configurano quali questioni urgenti su cui anche la massoneria ha il dovere di interrogarsi. Inquietudine, angoscia e paura possono rallentare e a volte impedire il percorso di perfezionamento dell’uomo, preciò la ricerca di armonia diventa una condizione necessaria.
Etimologicamente proviene, attraverso il latino, dal greco harmonia, unione, proporzione, accordo, un derivato del verbo harmozein il cui significato è congiungere, accordare. Tra le varie definizioni che possiamo dare all’armonia, una particolarmente significativa ai fini della sua correlazione con la ritualità è “equilibrio fra vari elementi”: simboli ed arredi rituali, luci, movimenti, musiche ed espressioni verbali.
E’ indispensabile ritualizzare e di concerto armonizzare i lavori. Riferendoci a questi, l’armonia deve essere uno dei principi cardine presenti ad ogni tornata. Senza adeguata concentrazione sarà molto difficile entrare in sintonia con gli altri e realizzare quindi un collegamento con le Eggregore, intese proprio come aggregazione
e sintesi armonica tra le anime dei fratelli che in questo contesto quasi magico diventano un tutt’uno.
Il nostro rituale recita che “l’armonia è la forza della nostra Istituzione”; premesso che, ogni singolo fratello ha il gradito dovere di contribuire a mantenere un contesto armonico, vi sono varie cariche deputate a mantenere ed elevare il grado di Armonia della Loggia. Parliamo delle figure dell’Oratore, 1 Diacono e Maestro d’Armonia.
Le parole durante il nostro rituale sono fondamentali: l’apertura dei lavori del primo diacono con la lettura del libro sacro, la tavola scolpita sull’argomento oggetto dei lavori, le riflessioni dei fratelli, la chiusura dell’Oratore, l’istruzione del V,mo Maestro. In Loggia si parla cercando di fare si che la voce, intesa come suono e dunque vibrazione, possa toccare i cuori dei fratelli presenti durante i lavori. Non si urla , non si sbraita. Si enfatizza ciò che serve sottolineare. La voce si incrina, perché no, se ci si emoziona.
La parola è solo uno degli elementi che contribuisce alla creazione dell’ Armonia ma la sua importanza è fondamentale. Il I Diacono dice “In principio erat Verbum”, cioè la Parola, la prima opera creativa di Dio che ha donato solo all’uomo e che esisteva in un tempo senza tempo e fuori dal tempo, un tempo anteriore alla creazione, il Logos affermatore della volontà di Dio, la legge universale dell’Amore.
Proprio le azioni del I Diacono, durante i rituali sono fondamentali per preparare il luogo e i Fr.. Batte il primo colpo di bastone, il cui rumore e solennità del gesto, ci ricorda che vi è un prima e un dopo, infatti i Compagni possano iniziare a prepararsi fisicamente e mentalmente e, dopo aver acceso il Testimone, spiritualmente.
Inizia l’Armonia indissolubile tra morte, rinascita e tradizione. Gli stessi movimenti della squadratura del Tempio in moto destro centrico in Primo Grado, fanno sì che questo percorso della luce dia la possibilità di svolgere i lavori, per poi fare il contrario per la chiusura e tornare al mondo profano. Esso ha lo scopo di preservare quello spazio da interferenze esterne e che al suo interno pervada Armonia, proprio come accadeva in antichità. Lo stesso disegnare il QdL contiene armonia nei movimenti, affinchè esso mantenga equilibrio al suo interno. Si possono fare molti altri esempi di movimenti armonici in Loggia, come il trasferire la luce, portare il macro nel micro, il segno o l’ordine stesso, ma tutti volgono allo stesso fine, ovvero che noi, carissimi Fratelli, siamo il legamento pur fine e sottile con lo spirito divino.
Tutto ciò, senza il valore della musica, sarebbe come guardare un film senza audio.
Storicamente abbiamo certezza che tutte le varie gilde e corporazioni, dal Medioevo in poi, utilizzavano canti e cori sia per allietare il lungo e faticoso lavoro, sia per tramandarsi aneddoti e tradizioni.
In Loggia il compito di stabilire e mantenere armonia ed equilibrio durante i lavori di attraverso l’utilizzo della musica è affidato al Maestro d’Armonia. Il ruolo della musica gioca in questo caso un ruolo fondamentale, liberando il nostro pensiero permettendoci di porre noi stessi su un piano differente da quello profano e prepararci appunto alla tornata.
Il lavoro che svolge la musica non è casuale: ritmo, melodia si armonizzano l’un l’altro, in base al tipo di brano scelto, permettendo a tutti i fratelli di iniziare la tornata “vibrando” tutti con le stesse frequenze; ma non solo, la musica ci accompagna infatti per tutta la tornata, scandendo in modo definito i vari momenti del rituale. Potente è, ad esempio, l’emozione e il significato che infonde la canzone “Auld lang syne”. La musica, pertanto, funge da collante emotivo che trascina e trasporta tutti noi durante il rito, dall’inizio al termine dei lavori, rendendo ancora più salda la catena che ci unisce durante la tornata.
La Loggia indipendentemente dalla sua dimensione resta forte e stabile unicamente se vi è armonia tra i fratelli, se si riesce a rimanere uniti pur nelle diversità, in un contesto dove ognuno contribuisce secondo le proprie caratteristiche, inclinazioni e peculiarità.
E’ nostro dovere cercare, perseguire e mantenere viva quest’unione, perché grazie a tutti noi, essa crea Armonia, perché dà contentezza e crea le condizioni affinché tutto sia giusto e perfetto.
Ed ecco che Armonia e ritualità lavorano sullo stesso piano, sulle stesse frequenze e unendosi raggiungono un equilibrio perfetto.
Ho detto
Fr. De Martis, De Chaira, Menicucci, Ropresti, Terranova.
Antonio Cozzolino
Carissimi Fratelli, come ho detto nel mio intervento in loggia, io vedo questo connubio come se fosse una pozione magica, una pozione magica ha bisogno di tutti i suoi ingredienti per funzionare, basta la mancanza di un solo ingrediente e la pozione non funziona più. Questo per dire che ogni ingrediente è importante così come sono importati gli ingredienti in una loggia per far funzionare tutti in maniera giusta e perfetta, il rituale, i simboli, la musica gli strumenti e i fratelli sono il connubio perfetto per creare quell’armonia che poi ci fa innalzare spiritualmente ad un livello superiore.
Tutto questo è sempre grazie alla grande precisione e dedizione che ogni fratello ci mette nel proprio ruolo. Noi fratelli siamo come note musicali, se messe insieme in maniera precisa possiamo suonare una bella melodia.
Ho detto.
Andrea Spampinato
Carissimi Ven.mo Maestro e Fratelli Tutti,
nel nostro rituale il 1mo Servegliante ci ricorda che l’Armonia è la forza della nostra Istituzione. Imprescindibile per un organo collegiale come il nostro, è il risultato dell’equilibrata interazione tra diversi fattori, quando si pongono nella giusta relazione tra loro nello stesso contesto.
La tavola scolpita dai Carissimi Fratelli Compagni, evidenzia che tra armonia e ritualità è connubio perfetto. Concordo che l’una non possa avere lo stesso valore senza l’altra. Ed è per mezzo della ritualità che l’armonia, così applicata e distribuita coi giusti tempi, modi e quantità, trova la sua qualità migliore. Infatti, grazie a questa sintesi, i lavori di Loggia sono giusti e perfetti e densi di saggezza, forza e bellezza.
Più difficile ma anche più “Bella”, a cui ogni Libero Muratore dovrebbe anelare, è l’Armonia che può scaturire nell’accostare elementi non per forza affini o in accordo tra loro ma contrastanti. Nella mia quotidianità, non è raro di non riuscire a trovare armonia in me o con gli altri. Ad esempio quando non riesco a liberarmi del tutto dal peso dei metalli o per via di contrasti interiori o col prossimo.
Anche qui il rituale viene in aiuto:”….siete disposto ad abbracciarlo e a considerarlo un fratello?”. Come in musica, spesso i migliori componimenti, oltre che nel ritmo, sono anche figli del giusto ed equilibrato connubio tra note e pause, tra melodie, contrappunti e contro tempi. Senza tutto questo, si avrebbe soltanto un piatto suono mono-nota oppure un assordante e avvilente mutismo.
Nella ritualità di un semplice abbraccio posso trovare la vera armonia.
Ho detto
Luca Guiducci
Innanzitutto, ringrazio i fratelli per la bellissima tavola.
L’armonia, intesa come musica, ci allieta e ci aiuta alla concentrazione,durante le nostre cerimonie e le nostre tornate, l’armonia dei movimenti, di ogni gesto, durante i nostri riti, l’armonia nella disposizione degli arredi e degli oggetti all’interno del nostro tempio e l’armonia che si crea tra noi fratelli tutti.
La musica, a parer mio è fondamentale per creare atmosfere uniche, magiche, e di questo ringrazio il Maestro d’armonia, ma l’armonia è tutta intorno a noi, dal momento dell’inizio della cerimonia, dall’accensione del testimone, entro in uno stato diverso dal solito, sia mentalmente, fisicamente che spiritualmente mi sento più leggero.
Niente è dato al caso, il testimone ci ricorda gli sforzi dei nostri antenati massoni per arrivare a questi livelli, a questo connubio perfetto, tra armonia e ritualità, e grazie a loro che in quella stanza a me sembra di essere nel tempio di Salomone.
Ho detto.
Marco De Giovanni
La ritualità e l’armonia sono fondamentali per lavorare bene all’interno del Tempio.
Un esempio affine può essere quello di un orchestra, basta un solo strumento che stona per rovinare una performance.
Quindi l’importanza di provare e riprovare uno spartito (ritualità), ed andare tutti a tempo rispettando gli altri strumenti (armonia), fa in modo che possano nascere opere musicali eccelse.
Vorrei portare queste due caratteristiche (armonia,ritualità) nella vita di tutti i giorni.
A mio modo di vedere, la ritualità e’ ciò che facciamo nel quotidiano, quegli atti, parole, gesti che identificano chi siamo e che lungo la nostra vita ripetiamo.
Esempio il lavoro, il rapporto con la famiglia, le amicizie,gli hobby e le passioni.
Mentre l’armonia e’ il modo in cui ci sentiamo mentre agiamo su questi.
L’armonia e’ il legame tra ciò che siamo e ciò che facciamo.
Per capire se la nostra ritualità e’ corretta, bisogna sentire se in noi c’è armonia, ma vale anche al contrario.
Questo per dire che Ritualità e armonia sono complementari, l’una senza l’altra si svalorizzano e sono destinate a sfocare nel tempo.
Concludo, la ritualità all’interno del tempio e’ uguale per tutti, mentre nella vita profano sta a noi trovare quella corretta.
L’armonia all’interno del tempio e’ missione di tutti, mentre nella vita profana sta sempre a noi raggiungerla e l’unico modo per farlo e’ vivere rispettando il nostro corpo, i nostri valori e principi.
Ho detto
Leonardo Lunetto
Carissimi fratelli,
mi è stato chiesto di parlare di Armonia e Ritualità.
Quando si parla di rito chissà perché viene sempre in mente la religione; se solo un uomo si soffermasse a riflettere capirebbe che chiunque nel mondo ha dei riti da seguire, sia che siano stati obbligati sia che siano creati volontariamente, non importa se per motivi mentali (ovvero avere l’esigenza di tenere una mente e una vita ordinata) o perché obbligati da un qualcosa di cui si vuole far parte.
Un rito o meglio il rituale è, dal punto di vista puramente tecnico, una codifica di azioni che per una persona estranea a quel mondo risulterebbero incomprensibili ma molto chiare a chi le applica e chi li segue. Il rituale è una guida per noi massoni, è la strada della comprensione del gesti e dei simboli (di qui il rito è composto) è il nostro manuale a cielo aperto. Il rituale, però, da solo non ha un gran potere se non applicato con convinzione e giusta partecipazione poiché il rito deve essere sentito. Per fare questo si ammanta dell’Armonia. L’armonia e come se desse il corpo, la sostanza a qualcosa che sarebbe altrimenti un esercizio di stile; l’armonia porta il fratello a svincolarsi per un breve periodo di tempo dal mondo profano e canalizza il suo corpo e la sua mente verso Il sacro.
Un esempio di come armonia e ritualità danno vita a un grande momento è quando tutti noi fratelli ci troviamo nella Sala dei Passi Perduti e il Primo Diacono ci invita a prendere posto per iniziare i lavori: la sua gestualità, potenza evocativa ed applicazione del rito, in armonia, crea quel filo di energia a cui tutti noi Fratelli ci leghiamo creando quella magia che ci trasporta nel sacro.
Per me la ritualità è armonia danno delle sensazioni uniche sin dalla prima volta. Non mi creavano disagio o estraneità ma al contrario mi davano e danno tutt’ora un senso di pace come se parte della pietra grezza che è in me, abbandonasse il mio corpo pronto a ricevere ciò che cerco. Inoltre, per me, il Rito è una fonte di riflessione inesauribile. Molte volte mi capita di ragionare dietro un gesto codificato dal rito e per me quello è un continuo studio senza soluzioni di continuità.
Ho detto