
Riflessioni simboliche su potere, maschera e occasione mancata
Carissimi Fratelli,
Questa sera desidero condividere con voi un percorso che rompe i nostri schemi più consueti.
Troppo spesso le nostre tavole si limitano a esplorare elementi rituali o simboli del Tempio, dimenticando che la Massoneria è anche modernità e presenza viva nel mondo contemporaneo.
La Loggia Kilwinning ci ricorda che tutto ciò che viviamo, se guardato con occhi iniziatici, può trasformarsi in simbolo e in insegnamento.
Per questo motivo ho scelto di non parlare di un eroe antico, di un mito greco o di un simbolo scolpito nei templi.
Stasera ci soffermeremo invece su un uomo moderno, nato tra le pagine di un fumetto, vestito di nero e abitante di una città immaginaria chiamata Gotham.
Anche un personaggio che indossa una maschera può rivelarci verità profonde su noi stessi, sui nostri timori e sulle scelte che compiamo ogni giorno.
Questa riflessione nasce da una domanda che continua a interrogarmi: perché, avendo il potere di cambiare il mondo, qualcuno sceglie di non farlo?
Ho deciso quindi di cambiare il tema inizialmente previsto su Ercole, certamente interessante ma già ascoltato in altre Logge, per proporre qualcosa che appartiene al nostro secolo e alla nostra memoria collettiva.
Una storia che tutti conosciamo e che abbiamo sempre guardato con occhi profani, ma che questa sera osserveremo attraverso la lente dell’iniziazione.
Nell’immaginario collettivo c’è un uomo che si veste da pipistrello.
Lo fa ogni notte in una città malata e gotica perché un giorno, da bambino, ha perso tutto in un vicolo buio.
Da quel momento la sua vita non è più tornata indietro.
Il paradosso che vive Bruce Wayne va oltre l’apparenza eroica.
Quest’uomo potrebbe cambiare il mondo con una semplice firma, eppure sceglie il mantello.
L’adulto non ha mai integrato il bambino impaurito caduto nel pozzo e ogni volta che indossa la maschera quel bambino ritorna nel buio, rivivendo eternamente la caduta.
La psicologia ci insegna che è possibile uscire da quel pozzo, unire il bambino all’adulto, guarire e trasformare la ferita in forza viva.
Questa sarebbe la battaglia più impegnativa, ma Bruce Wayne non la affronta.
Accade spesso anche a noi di nascondere una ferita o fingere che non esista.
Guardare dentro noi stessi richiede più coraggio che affrontare il mondo esterno e così il Cavaliere Oscuro resta prigioniero della propria ombra trasformando il dolore in immagine pubblica.
Sotto Gotham esiste una città invisibile, quella che potrebbe essere e che non sarà.
Wayne possiede i mezzi per ricostruire il tessuto urbano, curare le disuguaglianze, ridisegnare la giustizia.
Sceglie invece la notte, la solitudine e il simbolo.
È più semplice mostrare il pipistrello che ricostruire davvero la città.
Questo paradosso si espande e tocca il nostro tempo.
Molti miliardari di oggi possiedono risorse immense.
In un istante potrebbero risolvere problemi antichi, come un pozzo d’acqua potabile in un villaggio dimenticato, il cibo per intere comunità, cure e scuole per chi non ha nulla.
Eppure spesso si organizzano raccolte fondi tra la gente comune, che può donare pochi euro, mentre basterebbe l’azione congiunta di dieci di loro per cancellare il problema alla radice.
Si preferisce restare nella narrazione e nella rappresentazione, custodendo il proprio ruolo come un mantello prezioso.
Così l’eroe resta maschera, il miliardario diventa totem e il mondo continua a bruciare lentamente mentre noi guardiamo lo spettacolo.
Fratelli,
viviamo circondati da simboli e poteri che potrebbero generare una trasformazione reale.
La domanda da porsi è quale uso facciamo di ciò che abbiamo, della parola che possiamo pronunciare e dell’opportunità che possiamo creare.
Il paradosso del Pipistrello ci mostra cosa accade quando il dolore guida la vita senza mai essere guarito.
Ricorda che ogni simbolo, se non trova compimento nell’azione, diventa rappresentazione vuota.
La Massoneria è un cantiere vivo, non un palcoscenico.
Noi non siamo figure immobili dietro maschere rassicuranti, siamo uomini che possono scegliere se restare sul tetto a guardare la città o scendere per trasformarla.
La vera iniziazione non sta nell’indossare simboli, ma nel vivere la trasformazione che essi rappresentano.
Il nostro mantello non deve coprire le ferite, ma diventare la forza che ci spinge ad agire nel mondo con coraggio e concretezza.
Antonio De Chiara
“Perché, avendo il potere di cambiare il mondo, qualcuno sceglie di non farlo?”
Secondo me per lo stesso motivo per cui, avendo il potere di cambiare se stessi, molti scelgono di non farlo.
Questo perchè l’Uomo è un essere misterioso e complesso, prigioniero della menzogna verso innanzitutto se stesso, legato agli impulsi più carnali e ancestrali non integrati e agli interessi più egoici ed egoistici. Risulta più semplice e naturale trovare effimero conforto nel vizio piuttosto che piacere nelle Virtù.
Personalmente accetto ma non riesco a capire come mai diversi uomini non sentano il bisogno o il richiamo a scoprire e a trasformare se stessi. La risposta che finora ho trovato è che a causa dei meccanismi psichici della mente è’ più semplice nascondere le proprie ferite e i propri dolori dietro maschere e mantelli( che coprono la visione innanzitutto a se stessi) piuttosto che affrontarli, sentirli, abbracciarli, guarirli, integrarli perchè, quest’ultimo, è un percorso tortuoso che ti fa passare per il tuo Inferno.
Il simbolo di un uomo che potrebbe cambiare il mondo con una firma ma sceglie di agire nell’ombra della notte mi accende invece diverse riflessioni e mi fa sorgere più domande che avere risposte. Ragionando liberamente, al di là di quanto espresso nella tavola, Bruce Wayne è un codardo? Eppure di notte affronta sfide incredibili. Bruce Wayne è un egoista? Eppure di notte combatte per la giustizia. Bruce Wayne sceglie l’ombra perchè è da esso dominato o perchè è proprio nell’ombra che è se stesso?
Quello che reputo certo è la necessità di vivere la Massoneria e la Vita come un percorso fatto di scoperte e trasformazioni reali. Le maschere a volte ci servono come strumento di protezione e sono necessarie ma dobbiamo essere anche bravi a farle cadere di fronte almeno a noi stessi, per scrutare gli antichi dolori e canalizzarli in forza e “redenzione”.
Ma bisogna essere sinceri con se stessi : l’Ombra, anche in base alla mia esperienza personale, è dietro l’angolo e non chiede di essere cambiata ma abbracciata. Non è l’Ombra( che secondo alcuni esoteristi corrisponde alla cosiddetta “luce nera”) a trasmutarsi, siamo NOI che ci trasmutiamo nel momento in cui la integriamo con il lato conscio ( “luce bianca”).
In tutto questo si crea quello che io definisco “gioco della maschere”.
Cosi come gli operativi di un tempo edificavano Cattedrali all’Onnipotente Iddio badando bene ai rapporti luce/ombra cosi dobbiamo fare noi in noi stessi : dobbiamo essere bravi a conoscere, ad accettare, ad incastrare e a districarci in un meccanismo in cui diventiamo padroni e non più schiavi delle nostre maschere, in cui siamo noi a giostrarle, per gestire sia il lavoro interiore che l’impatto con la vita profana, coprendoci e scoprendoci a piacimento, per scegliere e non subire.
Ho detto