
Si vis pacem para bellum, Chi desidera la pace, dunque, prepari la guerra.
La possibilità di vivere in pace nel mondo e nelle relazioni esteriori dipende dalla capacità di ciascuno di attraversare i propri contrasti interiori.
Chi tende a creare situazioni conflittuali fuori di sé, negli ambienti in cui vive, è colui che ha lasciato entrare in sè stesso ogni cosa ed è tiranneggiato interiormente dalle passioni.
Viceversa la persona intimamente vigile, che affronta con consapevolezza i propri conflitti interiori e trova la via della libertà e della pace dentro di sé, diventa progressivamente più capace anche di ricomporre i dissidi relazionali.
Cari Compagni lo stato di Pace è uno stato momentaneo, molto più breve dello stato di inquietudine che viviamo costantemente.
L’uomo, a causa della sua natura più intima, si trova continuamente in guerra con sè stesso ma questo è già il primo passo da compiere per estirpare la conflittualità.
Proprio come in battaglia è fondamentale conoscere il nemico, così noi dobbiamo conoscere le nostre debolezze e combatterle con tutte le armi e gli strumenti che conosciamo ed abbiamo a disposizione.
Qualsiasi sia il cammino iniziatico intrapreso, conoscere sé stessi significa soprattutto conoscere i nostri lati oscuri, le nostre tenebre, i nostri nemici. Questa presa di consapevolezza ci consente di predisporci alla guerra con gli strumenti a noi più cari.
Pensiamo alla materia e allo spirito, alla squadra e al compasso, probabilmente questa guerra intestina è la più frequente per un Massone, nonostante siamo iniziati il nostro percorso comincia con la materia sovrastata dallo spirito; solo lottando si arriverà, in prima battuta, a renderli equi ed al compimento del terzo grado ad un completo ed auspicabile sovrastamento dello spirito sulla materia.
Un Fratello, qualche anno fa, mi diede una spiegazione per me illuminante circa la funzione della bellezza nel percorso iniziatico: la bellezza della Massoneria non è una bellezza visibile, una bellezza esteriore, ma una bellezza che origina etimologicamente dal Bellum, cioè dalla guerra.
Quel tumulto interiore che ci consente di progredire e che ci mette in discussione continuamente, quel tumulto che crea dubbio, quel tumulto che crea insoddisfazione.
Attenzione però a non cadere nell’errore opposto, quello del continuo conflitto interno senza mai trovare la pace, seppur, come detto poco fa, momentanea. Usiamo la livella, a noi tanto cara, per poter gestire questa situazione
Sapevamo sin dall’inizio che non sarebbe stata facile, il V.mo ci aveva avvertiti circa il peso di quello che stavamo per compiere, eppure eccoci qua a combattere la guerra più lunga della nostra vita; la guerra contro noi stessi. Sarà pur vero che noi conosciamo bene il nemico ma è altrettanto vero che anche il nemico conosce molto bene noi.
In conclusione cari Compagni ci terrei a sottolineare con il conflitto è, in fondo, inevitabile: la vita ne è impastata. All’uomo spetta decidere se imparare ad affrontarlo a livello interiore o se disertarlo dentro e viverne tutta la tensione fuori.
Antonio Cozzolino
Carissimi Fratelli,
La frase, che dà il titolo a questa tavola, ci guida a esplorare un concetto profondo e, oserei dire, centrale nella nostra esperienza massonica. È una massima che, se osservata con attenzione, porta con sé un insegnamento fondamentale: la pace esteriore, quella che spesso cerchiamo nel mondo, può essere raggiunta solo attraverso una lotta interiore, un conflitto necessario con noi stessi.
Molto spesso, quando si pensa alla pace, la si immagina come una condizione di quiete, un’assenza di conflitto. Tuttavia, in Massoneria sappiamo bene che la vera pace non è passiva, né è il semplice risultato dell’assenza di scontri. Al contrario, la vera pace è il frutto di un equilibrio dinamico che nasce dal confronto e dal superamento di quei conflitti che si svolgono all’interno di noi stessi.
La guerra interiore, di cui questa massima parla, è il confronto costante che ogni massone vive nella sua opera di perfezionamento. Ogni giorno, ogni tornata, ogni passo nel nostro cammino iniziatico ci chiede di lottare contro le nostre imperfezioni, contro le illusioni dell’ego, contro le passioni incontrollate e le false credenze. È solo attraverso questa battaglia che possiamo sperare di raggiungere una vera armonia, prima dentro di noi e, di riflesso, anche fuori.
Fratelli, ognuno di noi sa bene cosa significa lavorare sulla Pietra Grezza. Quello che ci è richiesto non è altro che uno sforzo costante, un’introspezione attenta e sincera. Questa lavorazione richiede fatica, impegno, ma soprattutto il coraggio di affrontare la guerra interna. Le nostre imperfezioni, i difetti del carattere e le false verità accumulate nel tempo rappresentano gli ostacoli che dobbiamo superare per avvicinarci alla Pietra Cubica, quella condizione di perfezione che ci porta verso la pace.
Ma questa lotta non deve essere vista come una punizione o una condizione negativa. Al contrario, essa è il processo di trasformazione attraverso cui si rivela la nostra vera natura. Ogni vittoria su noi stessi, ogni piccolo passo verso la rettificazione interiore, ci avvicina sempre più alla Luce e alla verità.
Esotericamente, la guerra interiore rappresenta una fase imprescindibile nel processo di iniziazione. Quando un profano entra nel Tempio, egli non è che un uomo ancora immerso nel mondo profano, soggetto ai suoi desideri e alle sue illusioni. Attraverso i rituali, egli deve affrontare simbolicamente la morte e la rinascita, un processo che altro non è che il simbolo di questa guerra interiore. Solo con la distruzione delle vecchie strutture interiori si può dare spazio alla nascita di una nuova visione, di un nuovo stato di coscienza.
Il nostro cammino massonico è, in fondo, un cammino di guerra contro le tenebre che abitano in noi. Ma è anche un cammino di speranza, perché sappiamo che dalla vittoria in questa guerra nascerà la pace interiore, quella condizione in cui il massone può finalmente essere uno strumento di pace e armonia anche nel mondo esterno.
Quindi la massima “Se vuoi la pace (fuori), preparati alla guerra (dentro)” ci insegna che non possiamo sperare di portare pace e armonia nel mondo senza prima aver conquistato la nostra pace interiore. Come potremmo mai essere costruttori di un tempio di pace, se non abbiamo prima costruito quell’equilibrio dentro di noi? La Maestria, a cui aspiriamo nel nostro cammino, è il risultato di questa guerra interiore. È la conquista di sé stessi, il dominio delle proprie passioni, delle proprie ombre, che ci permette di diventare Maestri non solo di noi stessi, ma anche del mondo che ci circonda.
Solo quando avremo imparato a governare le tempeste interiori potremo riflettere all’esterno la pace che desideriamo. Solo quando avremo placato il tumulto delle passioni potremo veramente contribuire a costruire un mondo più armonioso.
Fratelli, vi lascio con alcune domande che spero possano accompagnarci nei nostri lavori e nelle nostre meditazioni quotidiane:
1. Qual è la guerra interiore che ognuno di noi deve combattere? Quali sono i conflitti personali, i difetti o le sfide che dobbiamo affrontare per raggiungere una maggiore pace dentro di noi?
2. Come possiamo trasformare questa guerra interiore in uno strumento di crescita spirituale? Siamo pronti a vedere le nostre difficoltà e i nostri conflitti come opportunità per evolverci e migliorare?
3. In che modo la nostra pace interiore influenza il mondo esterno? Stiamo contribuendo a costruire un mondo più pacifico e armonioso attraverso il nostro lavoro interiore?
Fratelli auguro a tutti che questo percorso ci renda degni costruttori del nostro Tempio facendoci portatori di portare armonia nel mondo, a partire dalla conquista della nostra armonia interiore.
Ho detto.
Andrea Spampinato
L’iniziato, essere in continuo mutamento e consapevole della propria dualità, deve rimanere sempre vigile nell’opera di costante rettifica su se stesso. Ad ogni mutazione, si può, scatenare un conflitto intimo e segreto, proprio per il rigetto tra queste sue nuove sfumature che gli appaiono dissonanti tra loro.
Nelle prime fasi dei terremoti si assiste a un’intensa attività di scosse, alternata a brevi momenti di quiete. In seguito, le prime si fanno meno frequenti mentre i secondi più duraturi, fin quando queste forze contrastanti non si sono accolte ed armonizzate l’una all’altra.
Allo stesso modo l’Iniziato, andando avanti, nel processo di maggior conoscenza di sè, impara ad accettare sempre più i propri contrasti interiori e da questi, grazie agli strumenti a sua disposizione, egli vedrà periodi di pace e prosperità interiore sempre più saldi e duraturi.
Qualcuno disse:” Un uomo va alla conoscenza come va alla guerra, vigile, con timore, con rispetto e con assoluta sicurezza”.
La tavola scolpita dal Carissimo Fr:. Davide è andata a segno diretta nel mio cuore e mi insegna ad accogliere con amore i miei conflitti interiori, non ad ignorarli, per trarne la conoscenza della strada che mi conduce alla pace.
Ho detto