Carissimi Fratelli, la Pasqua appena trascorsa rappresenta una sentitissima ricorrenza comune a milioni di cristiani di diverse comunità religiose, con un intenso contenuto simbolico e spirituale ed anche una occasione di gradita convivialità con parenti ed amici, dopo il freddo dell’inverno e l’atteso ritorno della Primavera.

Ma la Pasqua è una festa universale che si perde nella notte dei tempi. Fu solo nel IV secolo che la Chiesa fissò nella prima domenica di luna piena dopo l’equinozio di primavera, la data della celebrazione della Pasqua.

La Pasqua, sia ebraica che cristiana, ricade perciò tra il 25 Marzo e il 25 Aprile, proprio nei giorni in cui si compie il passaggio dalla stagione del riposo della natura a quella della nuova vita. Nella tradizione cristiana questo passaggio diviene simbolo della rinascita interiore dell’uomo e della resurrezione del Cristo.

Infatti mentre la Pasqua ebraica, PSX (Pèsach), celebra la liberazione degli ebrei dall’Egitto guidati da Mosè  ed indica la liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli Egiziani e l’inizio di una nuova libertà con Mosè – la parola viene tradotta con “passare oltre”, “tralasciare”  e in questo significato deriva dal racconto della decima piaga sul quale non mi dilungo –  per i cristiani acquisisce significati nuovi: la morte e resurrezione di Gesu Cristo e con esso e il passaggio a “vita nuova” per i cristiani liberati dal peccato grazie al sacrificio sulla Croce.

In quasi tutte le religioni di cui abbiamo memoria storica, questa è la data dell’anno assegnata alla morte e alla resurrezione di un dio o di un uomo divino Un sistema simbolico comune con cerimonie collegate all’Equinozio di Primavera: il mito del dio Indù Krishna; il mito della morte e rinascita di Osiride; in Siria, Tammuz-Adone; Mithra, il Salvatore persiano; Attis, per i Frigi ma troviamo racconti simili anche tra i Maya, gli Atzechi, persino in Cina.

Un filo conduttore comune con la passione, morte e resurrezione di Gesù, una nuova versione di un racconto ripetuto moltissime volte: la preparazione di un eroe / Salvatore ad una morte che ha il carattere di un sacrificio, sulla sua rinascita e sul suo radicale cambiamento di status che lo rende una persona nuova, portatrice di un livello superiore di conoscenza e di saggezza. Un simbolo di rinascita radicale, di trasformazione sia dell’uomo che della umanità.

P. Blavatsky dice ne “Il Carattere esoterico dei Vangeli”: “La venuta del Cristo, significa la presenza del Christòs, nel mondo e nell’uomo interiore rigenerato e non già la venuta di Cristo Gesù in un corpo di carne. Tale Cristo non si deve perciò cercare nel deserto o “nelle cripte sotterranee” e neppure nel sancta sanctorum di qualche tempio o chiesa costruiti da mani umane, poiché Christòs – il vero Salvatore esoterico – non è un uomo, bensì il Principio Divino è lo Spirito, il SE in ogni essere umano. Perciò chiunque lotti per far risorgere lo Spirito crocifisso dalle sue stesse passioni terrene e seppellito profondamente nel sepolcro della propria carne peccaminosa, chiunque abbia la forza di rotolare la pesante pietra della materia dalla porta del proprio santuario interiore, fa risorgere il Cristo in lui” Questa frase mi ha ispirato in quanto mi ha sollecitato a vivere la Pasqua, per la prima volta in 45 anni, come una esperienza non solo collettiva con un forte e prevalente carattere di socialità famigliare ed amicale ma soprattutto individuale attraverso il lavoro costante di riflessione e ricerca; una esperienza prima di tutto personale, di rinnovamento e di pulizia della casa interiore, di ricerca di un nuovo equilibrio: la primavera dell’essere che si evolve per un nuovo ciclo.